ho una tortura da coltivare
da quando non so
e vedo il mio affanno
la corsa
il movimento convulso
lo zampettar del topo
nella ruota che gira
in ogni dove diretto
e in nessun luogo
il suo esausto andare
senza poter partire
ho una tortura da coltivare
in questo mio tornare e sostare
dietro le cose
prima dei nomi e dei suoni
di cui è impastata la certezza
quella che inchioda alla lingua
una parola prestata
una forma pretesa
tanto è proibito sanguinar di sangue ignoto
io coltivo la mia sottile emorragia
nella ricerca di quel luogo sperduto
e puro
come un’infinita vocale straziata
di quel luogo innominabile e forato
da dove son partita
di quel gemito composto di lingua trafitta
che mi fu genesi e tortura
Bianca Bi