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La nostra affinità ha qualcosa di tragico

la nostra affinità ha qualcosa di tragico
talmente lacerante da spaccare il petto
alle strade. perfino la polvere
è agghiacciata, immobile non si muove.
divide in parti il vento.
siamo come alcuni morbosi odori
di materia impura mescolata
siamo solitudini avvicinate da rare
furie cuciti così come due lembi
avvinghiati alle pelli
l’uno dell’altra. siamo poi solo
una somma di buchi un reciproco
precipizio dove cadono cose piccole
minuscole, le nostre più semplici
cose le minuzie quotidiane
qualcosa di umile come le lacrime
le luci del crepuscolo
che d’improvviso s’affacciano
e ci sorprendono gli occhi
qualche devoto capello
un po’ di polvere che già ci avvolge
e ci fa immobili e senza tempo.
ora tramonta il sole.
quando sarà che al mio battito
non corrisponderà più il tuo cuore
saranno capovolte tutte le montagne.

Binaca Bi

Ti parlo di cose futili

ti parlo di cose futili
di scioccherie
di cappelli del trucco nuovo
che ho comprato
ieri l’altro a poco prezzo
ti parlo del tempo di quanto ha fatto
freddo e dei bus che a volte
prendiamo e che tardano
addobbo tutto ciò che ti dico
di parole superflue, ornamentali
arrossate e carnose
piene di consonanti resistenti e forti
perché mi stai a cuore
e hai il volto nudo come le ossa
che ti voglio coprire
che ti voglio proteggere ora
di nuovo mascherandoti
vestendoti di tutte le clownerie
che un tempo ti facevano sorridere
quando ancora non avevi una parola
buia
che ti cancellava il latte dal seno.

Bianca Bi

Foto di Anna Bortone, 2019.

Ho bisogno di scriverti una lettera

ci deve essere una qualche forma
di continuità fra noi
anche nell’addio.
forse il passaggio d’aria che
spettina i miei capelli
infine scosterà anche
le tende della tua stanza
e tu le guarderai stranito
come si osserva un déjà-vu,
come quando ci si sofferma
su un odore legato a nebulosi
ricordi. e s’indugia per riafferrare
il lembo a qualcosa che sfugge.
come a voler cogliere i fiori appassiti
di un giovane autunno.
ho bisogno di scriverti una lettera.
di toccare il foglio con le mie mani
e sapere che sulle mie impronte
passeranno le tue
e si mischierà in qualche modo
questa nostra poca materia
come la cenere
che tormenta le tombe.

Bianca Bi

Dipinto: Jan Vermeer – Donna che legge una lettera davanti a una finestra.

Alice

eccoti. sei tra i rumori 
forti le forti luci
le prime forme
la materia frastornante.
hai la tattilità fragile
della pelle svestita e senza
impronta alcuna.
eccoti. già protesa, già
imperfetta, già
assediata dalla parola:
Alice
tutto il mondo ti tocca ora,
impari le mani i baci i 
seni
il caldo latte la continua
gemmazione delle cose il freddo
le mancanze
ma tu sai tutto già
eppure nulla
il tuo sguardo
si posa sul mondo
per la prima volta
conoscendolo da sempre
perché hai ancora in petto
il cuore di tua madre
e sul viso l’occhio di Dio.

Bianca Bi

Dipinto: Norham Castle at sunrise – William Turner

le mani

mi turba tutta questa postura
delle mani
voi le ponete tra la bocca
e le cose
come torri di guardia
del vostro Nome
voi vi muovete le mani
per sbarrare i varchi
alle parole eterne e senza lingua

ma le mani nel nascondimento
come labbra ribelli
parlano sempre e solo il gesto
in caduta

loro nella notte
si afferrano e si stringono
e si uccidono.

Bianca Bi

Ora le maschere tengono i fili

ora le maschere tengono i fili
a uomini di stoffa
l’occhio di bue è puntato
su smaniose piroette
senza tregua:
una luna piena che non lascia
scampo alla notte:
si vergognano le ombre.
dietro le quinte della parola
non c’è nessuno. nessuno
a tenere il tempo. nessuno
alle corde perché si chiuda
il sipario.

Bianca Bi

Dipinto: Mario Lattes – Autoritratto con marionette.

Nel silenzio

nel silenzio
il tempo è fermo
i vostri gesti
cristallizzazioni di transiti
un volo immobile
di corvi
un oggetto in caduta
che non deflagra
io solo mi muovo
tra voi e tutto intorno
carezzo il futuro
come ricordo.
tocco le cose sospese
che non attendono nulla..
il presente
non ha doglie nel silenzio
..nemmeno la luna.

Bianca Bi

In foto: Bianca Bi _ Disegno tra appunti_

In metro guardando nell’angolo a sinistra

nell’angolo a sinistra
sulla finestra un vaso.
vicino un tavolo. sopra
un cavatappi e il vino
poi il tappo lì accanto,
così mi pare. lo spazio
è inaffidabile. le pareti
sono lontane. entra
una farfalla, non riconosce
nessuno dei nomi
difettosi (la bottiglia
è liquida, il vino
di vetro). niente
lega tutte queste
cose nessuna mano
le tocca una
dopo
l’altra.

Bianca Bi

Fotografia di Bill Armstrong

.

la pianta nella mia vecchia casa sta morendo.
io non so spiegarmi lo strazio che ne provo.
insomma ci sono le guerre, i morti, i lutti
i cancri dovunque attorno.
ma la pianta nella mia vecchia casa sta morendo
e lo strazio che ne provo non me lo so spiegare.
forse è il dolore dei fogli percorsi dalle parole
l’orrore
di una metafora che trasmuta in materia.

Bianca Bi

Dipinto: Monet “Il bacino di Argenteuil con una barca”. (Danneggiato)