Cucurrucucù!
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non abbiamo abbandonato il desiderio di toccare con religiosità gli oggetti più anonimi, di amalgamare il mito alla realtà. non abbiamo altro in fondo che questo rimasuglio nello sguardo che ricorda la fantasia dei bambini indifferente all'impossibile. così ti guardo coi miei occhi nocciola, la statura di un arbusto e i capelli a caschetto rigorosa come la Fede sono portata a pensare che un accordo speciale tra tutte le cose, una magnifica sinfonia, un'irripetibile armonia del caso abbia prodotto il nostro incontro e che appena dopo ma fin dall'origine nel tempo e nello spazio tutto sia stato esultanza. ma ecco adesso che mi risveglio (perché la notte è come un'infanzia) sotto la pioggia io sono altissima tocco il cielo con il capo e so tutto so bene tutto e la fantasia mi è morta con tutto questo sapere e anche tu sai tutto e siamo così lontani siamo così tanto soli. Bianca Bi
forse dovremmo approfittare di questa poca giovinezza che ci resta ma tu mi chiedi di tendere l'arco senza scoccare la freccia in una posa del corpo contratta e senza quiete. chissà se temi la direzione la bramosia della freccia la sua sete di conoscenza la cieca incoscienza del suo furore il desiderio bruciante di conficcarsi e recidere e morire la perfetta ribellione del suo spirito. una freccia scoccata è il terrore dell'aria e di ciò che sta sospeso ma una freccia incatenata all'arco teso è un urlo disumano che non si placa e penetra gli occhi delle cose e li spalanca all'orrore muto di un'Agonia senza Morte. Bianca Bi
alcuni dolori non vogliono testimoni si rannicchiano in luoghi innominabili affezionati alla sutura che li custodisce. così cadono di nascosto i capelli al suolo senza frastuono così si dissolvono le nubi senza litanie così si inaridiscono le sorgenti tornando al silenzio. alcuni dolori sono grandi distese terrose fratturate da quell'incolmabile abisso tra il sentire e il parlare che si chiama solitudine. Bianca Bi
dimenticare è uno sguardo dal finestrino di un treno che non posa su nulla, il volo risoluto delle rondini quando migrano, è uno specchio ossessionato da chi senza voltarsi passa oltre, è il fragore di una casa in crollo la sua nuova forma spezzata, il peso della neve sugli alberi, l'impronta che ama sparire. dimenticare è una tempesta che smuove le radici più tenaci, è la perenne alba, è la notte annidata tra le scapole tutto trema nel dimenticare, il gelo insidia le lancette e le palpebre. dietro il loro buio l'occhio si spalanca. dimenticare è sempre di nuovo nascere di nuovo e sempre terribilmente morire. Bianca Bi
c'era una tonalità di azzurro ovunque simile al freddo immobile di certi laghi invernali. c'erano le maestà della Natura le sue terribili magnificenze erte sopra tutte le parole e al di sopra dei silenzi. c'era un grande fuoco al centro che tu avevi acceso e io ero legna e fiamma e terra calda e luogo certo del mondo, sua inconfutabile materia. poi il tempo ha eroso i bordi di ogni concretezza le maestà mi hanno richiamata. un pulviscolo di cenere fluttua lontano dal suolo, ora senza il tormento del tempo. va morendo così il corpo va così vivendo lo spirito da sempre smarrito. Bianca Bi
Pubblico il quarto singolo di "Di sangue e terra". Uno dei brani più pop dell'Album. Buon ascolto, spero gradito. B.
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la nebbia acquieta le distanze addolcisce le cecità non si è certi che il bordo che si afferri non sia il proprio così il gabbiano che vola a pelo d'acqua confonde cielo e mare per non vagare solo. ma ecco è nella perfetta solitudine che m'è tanto chiaro quanto più alto di "io t'amo" sia dirti, "eccoti. io ti conosco" Bianca Bi