amo dei nomi comuni
le basse stature
la semplicità dei corpi
il loro accostarsi e confondersi
l’indifferenza dell’uno verso l’altro
quella loro posa da oggetto fotografico
l’esser sfondo nebuloso
irrilevanza d’un fotogramma
vedi bene allora quel che mi schiaccia:
il tuo immenso nome, Padre
così tanto maiuscolo e pesante
che mi colma queste mani di un buco.
Bianca Bi
Un bell’inno all’umiltà, che vuol essere umile esso stesso attraverso la brevità – ma quella virgiliana, di non dir nulla più e nulla meno di quel che serve. Complimenti.
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Grazie Irriverente, buona giornata (uggiosa)
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Grazie anche a te (qui a Milano ha anche piovuto…).
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Splendida, le ultime quattro strofe racchiudono tutto il senso dell’ opera. Piaciuta.
Un
Chiara
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Grazie Chiara, è come dici. Un sorriso a te!
Bianca
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Ops scusa…era ….
un sorriso
Chiara
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